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09/08/2013

Trattamento di alberi ad alto fusto (in verticale) con l’atomizzatore

Un elemento importante ma poco considerato è la corretta configurazione dell’atomizzatore in funzione dell’applicazione da effettuare; nulla di complicato, tutt’altro, però leggendo questo articolo, forse conoscerete un aspetto del vostro atomizzatore che ignoravate.

L’atomizzatore Cifarelli (sia i modelli M3A, L3A che il modello nuovo M1200) è dotato sul tubo lancio di un boccaglio a forma di tronco di cono.

Questo boccaglio, che serve per allargare il flusso di aria, può essere montato e rimosso in relazione alla coltivazione da trattare.

In applicazioni a colture al suolo (patate, ortaggi), in spalliera (vigna, pomodori ecc.) o ad alberi fino a un’altezza di 7/8 metri, è consigliato utilizzare l’atomizzatore con il boccaglio montato, in quanto allargando il getto in uscita, si amplifica l’area trattata velocizzando il lavoro.

Nel caso di trattamenti di alberi ad alto fusto (superiori a 9/10 metri) bisogna rimuovere il boccaglio: è vero che così facendo il flusso in uscita si restringe ma acquista velocità, aumentando di circa 2 metri la gittata; pertanto la presenza del boccaglio pregiudicherebbe la possibilità di trattare circa 2 metri in più.

Fino a che altezza posso trattare?

Sui foglietti informativi dei produttori di atomizzatori è riportato il dato della gittata massima, sia in orizzontale che in verticale (non sempre).

È importante sapere che tale valore indica la distanza a cui arrivano alcune gocce nebulizzate; il loro numero però non è sufficiente a proteggere la coltivazione dalla malattia o attacco degli insetti.

Il valore importante è la distanza ottimale raggiunta, cioè fino a che punto arriva il prodotto in quantità sufficiente da coprire in modo adeguato le foglie, detta copertura effettiva.
Si definisce copertura effettiva quando in un cm2 della superficie della foglia sono presenti un numero minimo di gocce, in relazione anche alla loro dimensione media  questo dato è chiamato percentuale di copertura.

Per misurare la distanza fino alla quale le nostre macchine garantiscono una copertura effettiva, abbiamo compiuto alcuni test in collaborazione con il Dipartimento di economia e ingegneria agrarie di due prestigiose Università italiane: sono stati posizionati dei supporti ad un metro uno dall’altro, fino ad una distanza di 13 metri dall’atomizzatore (il protocollo di prova stabilisce il campionamento ad una distanza massima di 13 metri dal punto di erogazione) e sopra ad ognuno di essi è stata collocata una carta idrosensibile (questa carta ha la proprietà di cambiare colore al contatto con l’acqua, mostrandone la distribuzione ottenuta).


Dopo la prova, grazie ad una speciale applicazione informatica, è stata misurata la quantità di gocce per cm2 per calcolare la distanza ottimale.

Qui di seguito i valori ottenuti:

Tali valori sono stati ottenuti con il motore dell’atomizzatore al massimo numero di giri ed utilizzando acqua pura; con liquidi di diversa densità, i dati possono variare.

Ovviamente le distanze riportate sono state ottenute rimuovendo il boccaglio a tronco di cono.

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